Disturbi Specifici dell'Apprendimento

Il periodo scolastico rappresenta per tutti quanti, sia che si parli di bambini all'inizio della scuola primaria o adolescenti che si avvicinano all'esame di maturità, un periodo della vita carico di significati e fondamentale nella strutturazione della personalità dell'individuo e della sua capacità di agire e relazionarsi. Considerato il periodo abituale di 13 anni tra tutti i cicli scolastici, si tratta di una porzione considerevole della vita di ciascuno, in cui dalle 5 alle 8 ore al giorno la persona è coinvolta in attività di apprendimento, confronto sociale, accrescimento delle autonomie e progressiva costruzione dell'immagine di sé.

Gli apprendimenti scolastici, in particolare, costituiscono il primo e vero momento in cui le abilità fondamentali che serviranno per operare nel mondo adulto (lettura, scrittura e calcolo) sono sollecitate e messe alla prova con compiti idealmente sempre più impegnativi, i cui esiti giorno per giorno divengono fonti informative per lo studente nel merito della propria percezione di competenza, auto-efficacia, controllo.

E' in questo periodo che possono emergere difficoltà nell'esecuzione delle attività scolastiche, che possono assumere un carattere di specificità (es. nella lettura o nelle abilità del calcolo), di stabilità (non sono transitorie o legate ad eventi di vita particolari) e resistenza al trattamento (quando attività di potenziamento di solito attuate dalle scuole stesse non sono sufficienti a recuperare la problematica).

Questi sono tra i principali criteri che possono indurre i professionisti ad individuare una diagnosi di Disturbi Specifici dell'Apprendimento (DSA). Con il termine, che richiama la sopraordinata categoria dei Disordini Evolutivi, si fa riferimento ad una alterazione, spesso in senso peggiorativo, di una funzione pertinente al dominio delle abilità scolastiche (dislessia, disortografia, disgrafia, discalculia, disturbo della comprensione del testo e dell'espressione scritta), di significatività tale da rappresentare un ostacolo all'adattamento al contesto didattico e un fattore di rischio per lo sviluppo di un disagio psicologico nella persona (Vio, Tressoldi, Lo Presti, 2012).

La diagnosi

Come accade per ogni difficoltà/problematica dell'individuo, un accertamento precoce dell'eventuale presenza di un disturbo (o della sua assenza) consente di definire e mettere in campo tempestivamente azioni di supporto volte alla abilitazione, riabilitazione e trattamento delle competenze e/o funzioni compromesse (Tressoldi & Vio, 2012). Per questo il primo passo è spesso svolto dagli istituti scolastici, mediante progetti di screening che iniziano già dalla classe prima, in grado di intercettare eventuali vulnerabilità.

E' importante enfatizzare come una diagnosi di DSA non equivalga ad una diagnosi di disabilità (regolata dalla legge n. 104 del 5 febbraio 1992) e che quindi non conduca ad un percorso di integrazione scolastica (insegnante di sostegno), bensì al riconoscimento di concrete problematiche riguardanti i consueti meccanismi di apprendimento che ostacolano il bambino nel suo svoluppo formativo, specie a scuola. Si parla quindi di segnalazione scolastica (vedi legge n.170 del 8 ottobre 2010), un documento che garantisce all'interessato l'attivazione di strategie alternative didattiche da parte della scuola, declinati in strumenti compensativi e dispensativi (mappe concettuali, calcolatrice, programmazione delle interrogazioni e verifiche semplificate, per nominarne alcuni). Obiettivo primario è tutelare l'individuo nel suo diritto a frequentare e partecipare all'attività formativa e sociale senza che le sue difficoltà, stabili o transitorie, ne pregiudichino un sano sviluppo.

Il percorso diagnostico vero e proprio, che può essere svolto sia in ambito della pubblica sanità che in quello privato, prevede una prima valutazione cognitiva multicomponenziale, utile a definire un profilo funzionale dell'individuo, seguita da batterie di test specifiche per i domini della lettura, scrittura, calcolo e comprensione del testo. Le prove, calibrate per misurare le funzioni in base all'età ed alla classe scolastica frequentata, forniscono al professionista un corpus informativo utile a discriminare una "gamma" di prestazioni, un profilo di punti di forza e di fragilità secondo un'ottica di continuum non limitata ad un dicotomico "disturbo-non disturbo", piuttosto uno sguardo ampio che consenta di rendere all'individuo, alle famiglie ed agli insegnanti indicazioni utili all'adozione di strategie di compensazione e dispensa e favorire l'adattamento ed il benessere psicologico.

Per la regione Emilia-Romagna, ad oggi, è possibile attivare un percorso diagnostico di DSA in ambito privato. L'eventuale diagnosi andrà successivamente validata per conformità da una specifica commissione istituita dalla AUSL di competenza.

Fattori correlati

La letteratura scientifica attuale, in materia di disordini dello sviluppo, enfatizza come le problematiche negli apprendimenti si possano presentare spesso in contemporanea (comorbidità) ad altri disturbi tipici delle età evolutive, in particolare il distrubo da deficit dell'attenzione e iperattività (ADHD) con percentuali che variano dal 25% (Mayes et al., 2000) al 40%(Barkley, 198; Lambert e Sandoval, 1989) ed in misura minore disturbi d'ansia, depressione e del comportamento. La frequenza statistica con cui DSA e ADHD possono trovarsi contemporaneamente presenti e la specifica sinergia tra i due, sono elementi che necessitano di un percorso valutativo che includa quindi anche osservazioni sulla capacità di attivare e mantenere l'attenzione (nei suoi molteplici aspetti) e nel controllo degli impulsi, fattori che in ambito scolastico possono tradursi, tra le altre cose, in difficoltà a rimanere seduti e difficoltà a proseguire in autonomia un compito assegnato, con eventuali pregiudizi sulle modalità di partecipare ai momenti didattici, finanche compromettere gli apprendimenti stessi già interessati dal DSA. A sua volta un disturbo negli apprendimenti può innescare comportamenti di evitamento delle attività didattiche, percepite come sfide impossibili ed agire in sinergia con già presenti vulnerabilità in ambito emotivo-comportamentale, incentivando vissuti di ansia, rabbia e depressione. Un percorso diagnostico completo volge quindi a individuare come i disturbi nell'apprendimento rappresentino nell'individuo effettivamento un disturbo primario, che aumenta la probabilità di manifestare tali sintomatologie oppure sia lui stesso una manifestazione secondaria a condizioni psico-fisiologiche e/o contestuali.

Il trattamento

Secondo un'ottica di prevenzione, ogni intervento volto a favorire la riduzione del disturbo acquisisce maggior potenziale d'efficacia tanto prima esso è attivato, a seguito di una altrettanto tempestiva e precisa diagnosi svolta. L'indirizzo di preferenza è pertanto quello indicato sia dalle normative vicenti per la legge 170/2010 quando dai gruppi di lavoro dedicati (CC-RPC-2007, CC-ISS-2011, RC-DSA-2011), distinguendo interventi precoci, atti all'abilitazione o ri-abilitazione delle competenze di letto-scrittura fin dalla classe terza primaria e dalla classe quarta primaria per le difficoltà nel dominio del calcolo. Sono prevedibili sessioni di intervento da una a tre volte la settimana da circa 45 minuti ciascuna (tenendo in debito conto gli importanti momenti di arrivo e preparazione del materiale di lavoro).

La letteratura oggi disponibile enfatizza più che mai il coinvolgimento famiglia, degli insegnanti e di eventuali altri operatori come fattore determinante la buona riuscita dell'intervento: il lavoro coordinato tra tutte le figure coinvolte assicura coerenza di azioni e aiuta a strutturare l'intero ambiente affinché l'individuo trovi occasioni facilitanti la pratica degli esercizi proposti. Altresì, sono da tenere in forte considerazione gli aspetti emozionali, motivazionali e contestuali: come si è già indicato, le difficoltà negli apprendimenti raramente agiscono disgiunte da vissuti di ansia da prestazione, scarsa percezione di competenza e controllo e si esprimono spesso con agiti di evitamento. Il trattamento orienta quindi parte delle attività a rinforzare l'immagine che lo studente ha di sé, così come tutto il contesto allargato, fornendo utili spunti a contestualizzare i comportamenti all'interno di un quadro motivazionale più ampio.

Ogni azione, infine, è strutturata secondo approcci che incentivano gli aspetti metacognitivi: comprendere le proprie capacità, punti di forza e di fragilità, il valore delle risorse cognitive e come conservarle, falsi miti sulla memoria e la complessità degli aspetti attentivi. Uno dei punti fondamentali in questo senso è dotare il minore di quelle autonomie fondamentali di ordine e programmazione: avere sempre chiara idea del materiale scolastico necessario, visione delle materie della settimana e dei compiti fino alla capacità di individuare i tempi necessari per lo svolgimento di ogni esercizio in base ad esperienza e proprie abilità.

La tecnologia informatica può divenire, da potenziale distrattore, a strumento chiave per compensare talune abilità più compromesse: un percorso integrato prevede quindi, ove possibile, la formazione del minore e della famiglia nei programmi di videoscrittura, lettura automatica, foglio elettronico, programma per realizzare mappe concettuali e fogli di calcolo.